La battaglia delle arance: Ares al fianco degli eporediesi a combattere per amare la bellezza della pace

By 14 Marzo 2019Articoli

Ares, annoverato fra i grandi dei dell’Olimpo, è figlio di Zeus ed Era ed è considerato il dio per eccellenza della guerra. Egli gode dello scontro presente in ogni battaglia. Si preoccupa poco della bontà della causa che sostiene uno schieramento o l’altro, non è leale e quando è sazio del sangue versato lascia il combattimento così repentinamente come lo ha raggiunto. È il simbolo della guerra vista nel suo momento caotico, fatto di semplice aggressività, di forza assoluta e bruta. Il carnevale di Ivrea nella sua caratteristica battaglia delle arance richiama Ares in tutto ciò che contraddistingue questo dio, e lo fa da sempre e nell’inconsapevolezza dei suoi partecipanti. Ares è tra noi eporediesi, è al nostro fianco durante i tre giorni della battaglia ed è in compagnia dei suoi demoni che gli servono da scudieri, in particolare Deimos e Fobos (il Timore e il Terrore), che sono suoi figli. Talvolta sono anche presenti Polemos, il demone della guerra e sua figlia Alalà, personificazione dell’urlo in battaglia. Ares ha una statura sovrumana, emette grida terribili e di solito combatte a piedi, ma lo si vede anche su un carro tirato da due o quattro cavalli. Abita in Tracia, un paese semiselvaggio, dal clima rude, ricco di cavalli e percorso da popolazioni guerriere. Una volta all’anno si trasferisce ad Ivrea e prende parte, armato di urla spaventose e di arance dal succo color rosso sangue, alla battaglia che più lo diverte e attrae fra tutte. Dopo più di duecento anni di partecipazione ininterrotta, Ares è da considerarsi l’arancere più esperto e appassionato che il nostro carnevale abbia mai avuto. Egli è certamente presente in ogni piazza dove si svolge il lancio delle arance e combatte al fianco di ogni arancere. Ares è il dio della guerra ma è anche marito e amante di Afrodite la dea dell’amore e della bellezza. Ama cioè il bello nella sua manifestazione più alta e fra le braccia di Afrodite egli si calma e disarma, trovando la pace, l’opposto che lo completa. Ecco che Ivrea attraverso il suo carnevale diventa per Ares una perfetta congiunzione delle due cose che ama di più, la battaglia e la bellezza. “Ivrea la bella”, decantata dal poeta, diventa ancora più bella durante i giorni della battaglia delle arance. Ares a Ivrea trova la guerra ma trova anche la pace. Perché la battaglia delle arance è una battaglia speciale, è una battaglia che unisce una città intera, è un evento che ritualizza uno scontro che rende ogni singolo eporediese fiero dell’appartenenza alla propria città. Il nostro carnevale è un momento carico di forti emozioni, è un avvenimento di guerra, di pace e di rispetto delle tradizioni. È la sperimentazione della guerra che richiama fortemente il desiderio di quiete. La rivisitazione in chiave simbolica di uno scontro avvenuto in un’epoca lontana che rende gli eporediesi consapevoli della propria storia. La battaglia delle arance è il richiamo alla memoria che il potere del combattimento ritualizzato e realmente riprodotto con le arance, che lasciano la città sommersa dal succo color del sangue, sa comunicare in modo forte e chiaro. La battaglia delle arance, grazie alla partecipazione reale di Ares, aiuta gli abitanti di Ivrea a battagliare per amare la bellezza della pace.