I nostri sensi: la guida più importante

By 11 Settembre 2019Articoli

Lo studio InCentrum, lo spazio dove incontriamo quotidianamente i nostri pazienti, è un osservatorio privilegiato che ci permette di orientarci rispetto alle patologie dell’anima emergenti. Un male comune di questi tempi è l’infelicità, la mancanza di soddisfazione, il costante senso di vuoto che sembra non fare distinzione tra classi sociali, stili di vita o ambienti professionali frequentati. L’uomo moderno è il più ricco della storia, ma non è felice ed è incalzato da una nuova paura: teme di non andare bene, è in perenne e inefficace ricerca del modo giusto di apparire, amare, comunicare, essere. Dietro questa insicurezza c’è un vuoto profondo. È quello lasciato dai sensi, antica guida dell’uomo fin da quando fissava l’impronta delle mani sulle pareti delle caverne, ma di cui ha gradualmente smesso di servirsi. Sono sempre stati i nostri sensi a dirci chi siamo, cosa dobbiamo e possiamo fare.

L’uomo moderno ha sognato di sostituire i sensi che la natura ci ha donato con strumenti tecnologici, pronti a connettersi e a comunicare al suo bisogno o comando. Si è così realizzata la fantasia di collegare direttamente la mente umana al mondo, internet e i social network ne sono la prova più evidente, tagliando fuori il corpo, fardello ingombrante. Tuttavia ci stiamo accorgendo che il connettersi non può sostituirsi al sentire, e lo dimostrano le patologie psicologiche emergenti strettamente collegate al tema dell’immagine. Questa, prodotta da un televisore o da uno smartphone di ultima generazione, pur sapientemente predisposta, non ci darà mai la sicurezza prodotta dalle informazioni perfettamente organizzate per la nostra unica e irripetibile persona dai nostri unici e altrettanto irripetibili sensi, lascerà perciò sempre nel profondo una sensazione di approssimazione che non potrà che produrre ansia e altre forme di disorientamento psichico. Ne consegue che sicurezza personale, spontaneità e benessere non possono che nascere dall’armonica e continua comunicazione tra la personalità individuale e i nostri sensi, antiche e perfette centrali di informazione, comunicazione e relazione con gli altri e con il mondo.

L’uomo ha ormai a disposizione un enorme materiale, statistico, medico, psicologico, creativo, filosofico, sufficiente a capire che senza i sensi non va da nessuna parte, e soprattutto è profondamente infelice. Con l’utilizzo dei sensi l’uomo potrebbe riscoprire una nuova immagine di sé per incontrare l’altro in modo diverso e più felice, non condizionato dalle mode collettive ma ispirato da ciò che la persona sente veramente. Questo permetterebbe di vivere una vera esperienza sensoriale oltre che affettiva. Il senso del tatto svolgerebbe il suo compito di avanscoperta dell’altro e il senso della vista verrebbe impegnato a mettere a fuoco un’immagine nuova, non una ripetizione di modelli patinati o di pagine web. A questo punto il cuore sarebbe abbastanza caldo per provare un vero, personale piacere nell’ascoltare la voce dell’altro e i suoni della natura e del mondo. Con i sensi è così: più li si sperimenta, più aumenta l’energia e la voglia di sperimentarli insieme e in modo più profondo. Il ritorno del tatto, e di uno sguardo personale, non automatico o distratto, offrirebbero allora sufficiente audacia per osare il senso più proibito nella società che sopprime i sensi e allo stesso tempo guida più antica e sviluppata in tutto il regno animale: annusare, inspirare profondamente. Quando ricominceremo ad annusare il mondo, e ad annusarci, il gusto per la vita sarà già tornato, e con esso il vero benessere.